Dopo aver fatto il pieno con i CTZ la scorsa settimana, il Tesoro ha collocato oggi sul mercato Bot a 6 mesi. In asta sono andati titoli per 8,5 miliardi di euro con maturazione a 184 giorni e scadenza 31 gennaio 2013, in sostituzione di 9,77 miliardi di prossima scadenza. E, come ampiamente scontato dal mercato, i tassi a breve sono scesi rispetto a quelli dello scorso mese di giugno attestandosi allo 0,799%, nonostante il clima di incertezza che regna in Italia circa le prossime mosse che il governo dovrà adottare per evitare l’aumento dell’Iva a settembre e l’Imu sulla prima casa.

Importanti misure che non hanno ancora trovato adeguata copertura finanziaria e che non possono che riflettersi sullo spread Btp Bund, che si mantiene sopra quota 270 punti.  Gli investitori mantengono comunque fiducia nelle finanze pubbliche italiane: solo un anno e mezzo fa i Bot semestrali rendevano il 6,50% (vedi grafico sotto), ora siamo scesi sotto l’1%. Alla data del 12 Luglio 2013 risultavano in circolazione Bot pari a 162,150.040 miliardi, di cui 5,5 miliardi flessibili, 56,861.540 miliardi a 6 mesi, 99,788.500 miliardi a 12 mesi. Intanto gli istituti di credito continuano ad acquistare debito pubblico grazie alla liquidità messa a disposizione dalla Bce. Secondo la Banca d’Italia, circa il 60% dei titoli di debito pubblico nazionale sono in mano agli italiani, di cui il 46% in mano alle banche e il restante 14% in mano a famiglie di risparmiatori. Percentuale che è andata incrementandosi rispetto a due anni fa quando la speculazione faceva temere il peggio per la tenuta delle finanze pubbliche.

 

Btp decennale al 4,40% in attesa dell’importante asta di domani

Ma la vera prova per saggiare lo stato di salute del mercato obbligazionario dei titoli tricolori in questo clima estivo sarà domani. Il Tesoro offrirà infatti fra i 5 e i 7 miliardi di Btp a 5 e 10 anni in un contesto in cui c’è trepida attesa per le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi che potrebbero condizionare lo scenario politico italiano.

Il rendimento del Btp decennale si sta attestando infatti intorno al 4,40% dopo che il mercato italiano ha archiviato positivamente la prima giornata di aste di fine mese, con il collocamento dei Ctz e dei Bot a sei mesi. “È stata una buona giornata per il mercato obbligazionario – commenta un trader – c’è stata un po’ più di cautela per via delle aste, ma si sono visti buoni flussi sulla parte breve della curva che costituiscono valido presupposto per un buon risultato nell’asta di domani”.

 

Ocse: l’Italia spende il 28,5% del Pil in welfare

 

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Intanto, sul fronte del debito pubblico italiano, non si ferma la crescita della spesa per il welfare. Quest’anno raggiungerà il 28,4% del Pil, un livello assai vicino a quello dei Paesi scandinavi. Il dato emerge dall’aggiornamento dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sulla spesa sociale, che vede al 1° posto la Francia, con una quota del 33%. L’Italia, quindi, fa segnare uno degli incrementi più elevati dall’inizio della crisi. Nel 2009, infatti, secondo l’Ocse la spesa sociale pubblica e privata assorbiva il 27,8% del Pil. L’incremento – spiegano gli esperti – è dovuto essenzialmente alla crisi che ha costretto lo Stato a spendere di più per gli ammortizzatori sociali, nonostante sia stato posto un freno alla spesa pensionistica con il governo Monti. Le ore di cassa integrazione hanno infatti raggiunto livelli mai visti prima, mentre le indennità di disoccupazione erogate dall’Inps si avviano verso nuovi record tenuto conto della percentuale di disoccupati che viaggia ormai verso il 13%. In molti paesi, addirittura, complice la ripresa economica, la quota di Pil destinata al welfare è calata: in Germania era il 27,8% nel 2009 quest’anno sarà del 26,2%, mentre in Svezia il rigore varato dal governo conservatore ha fatto scendere la percentuale dal 29,8% del 2009 all’attuale 28,6%.

Spiccano – fra i paesi membri dell’Organizzazione – le realta’ degli Stati Uniti (spesa welfare al 20,0%, livello pressoché stabile negli ultimi anni) e del Canada (18,2%), per non parlare della Corea del Sud, dove gli ultimi dati fissano la quota di spesa sociale al 9,3% del Pil.