Ieri, Banca Unicredit ha collocato sul mercato un nuovo bond in dollari Senior Preferred di dimensioni “benchmark” e suddiviso in due tranche. Ad essersi occupate dell’operazione sono state BofA, Citi, Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley, TD Securities e Unicredit. Il taglio minimo è stato fissato in 200.000 dollari, incrementabile a multipli di 1.000 dollari. Quanto ai rating, sono attesi BBB per S&P, BBB- per Fitch e Baa1 per Moody’s.

La prima tranche a 6 anni paga una cedola annuale dell’1,982% corrisposta su base semestrale per i primi 5 anni.

Si tratta di un rendimento pari a +120 punti base rispetto al Treasury a 5 anni. Se non rimborsato, la cedola sarà fissata a premio di 120 punti base sul T-bill a 12 mesi. La tranche a 11 anni paga una cedola del 3,127% per i primi 10 anni e corrisposta sempre su base semestrale, vale a dire di 155 punti base sopra il Treasury a 10 anni. Se non rimborsato, nell’ultimo anno fisserà una cedola pari al T-bill a 12 mesi maggiorato di 155 punti base.

Rispetto al Senior Preferred bond inaugurale del 2017, il rendimento esitato è stato rispettivamente di 80 e 85 punti base più basso. A fronte dei 2 miliardi offerti, la domanda è stata di 7 miliardi. E dire che l’operazione si sia tenuta nei giorni caotici del caso Cashes. Il bond Unicredit “ibrido” emesso nel 2009 con scadenza nel 2050 non staccherà alcuna cedola in settimana, contrariamente alle indicazioni fornite dallo stesso emittente a febbraio. La decisione è stata presa dal nuovo CEO, Andrea Orcel, a seguito delle maxi-perdite riportate nel 2020.

Bond Unicredit, il caso Cashes

I risparmi ammontano a soli 30 milioni di euro. Ma nei giorni scorsi, per sbaglio il pagamento della cedola è stato effettuato a favore di un gruppo di obbligazionisti. Adesso, si è scoperto che la responsabilità dell’accaduto ricade in capo a Euroclear, che già ha fatto sapere che rimedierà all’errore.

In pratica, Unicredit aveva comunicato alla sua banca depositaria Mediobanca e alla banca fiduciaria Mitsubishi che non avrebbe pagato la cedola. Quest’ultima aveva a sua volta informato Euroclear, il suo regolatore dei pagamenti. Ma per un errore interno di sistema, questi ha comunque provveduto a pagare alcuni obbligazionisti.

Il caso imbarazza Unicredit, perché in un momento delicato come quello di un cambio dei vertici, non è riuscita a mostrarsi efficace nella comunicazione. Anzi, ha smentito sé stessa a distanza di appena tre mesi sul bond Cashes, ragione per cui qualche investitore, come Federated Hermes, ieri non ha neppure preso in considerazione di acquistare parte dei nuovi bond Unicredit in dollari. Altri hanno spiegato che per il futuro terranno conto della vicenda di questi giorni per decidere dove investire. Insomma, il debutto di Orcel sui mercati internazionali è stato travagliato.

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