Nei giorni scorsi c’è stata l’emissione di un bond sovranazionale, occasione d’investimento per quanti siano alla ricerca di asset di alta qualità e vogliano ugualmente ottenere rendimenti discreti. Il periodo consente ancora di inserire in portafoglio obbligazioni relativamente sicure con cedole di tutto rispetto. Nel decennio passato e fino a tutto il periodo Covid eravamo rassegnati ai rendimenti negativi, una fase che sembrava eterna e che sarebbe svanita, invece, al primo accenno di ritorno dell’inflazione.

Emittente al centro di tensioni politiche

Il bond sovranazionale di cui vi parleremo è stato emesso dal Meccanismo europeo di stabilità, noto con l’arcigna sigla di Mes.

In Italia se n’è discusso fin troppo. Trattasi del Fondo salva-stati ideato all’epoca in cui l’Unione Europea accorreva a varare bailout per mettere in sicurezza Grecia, Irlanda, Portogallo e banche spagnole. Dalla sua creazione di una dozzina di anni addietro ad oggi nessuno ha fatto richiesta di sostegno a questo ente di diritto lussemburghese. Tutti temono l’effetto stigma sui mercati e sul piano politico. L’Italia è l’unico tra i 27 stati comunitari a non avere ratificato la riforma del Mes, varata nel 2021 e che a Roma molti temono serva per commissariarci.

Ecco le condizioni del bond sovranazionale, chiaramente denominato in euro. Esso ha una durata decennale. A fronte di una data formale di emissione del 9 settembre, la scadenza è stata fissata per il 15 settembre del 2034. L’investitore riceverà ogni anno una cedola fissa lorda del 2,75%. Il prezzo di aggiudicazione è stato sotto la pari, di 99,362 centesimi. Ciò ha innalzato il rendimento iniziale al 2,824%, risultando di 26 punti base o 0,26% sopra il tasso “midswap”. Le indicazioni erano per un esito a +28 bp.

Bond sovranazionale con rating AAA

La domanda è stata ancora una volta relativamente alta per un bond sovranazionale europeo: 9,3 miliardi contro i 2 miliardi offerti. Da notare che stiamo parlando di un asset con rating tripla A.

Primo azionista del Mes è, infatti, la Germania. A seguire Francia e Italia. Le quote sono state assegnate in base ai pesi delle rispettive economie. Considerate che la quotazione sul mercato secondario è già salita sopra la pari. Ieri, si portava a 100,36 e segnava un rialzo dall’emissione dell’1,3%. E così il rendimento alla scadenza scendeva al 2,67%. Resta di circa mezzo punto percentuale più alto del Bund a 10 anni. Come vi dicevamo all’inizio dell’articolo, il titolo consente di puntare su un asset di altissima qualità, ma guadagnando qualcosa di più rispetto alle emissioni nazionali “core”.

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