Già nell’ultima settimana di agosto il mercato obbligazionario si era mosso dopo una pausa di almeno un mese per via del clima vacanziero. E con l’arrivo di settembre anche Snam ha emesso un bond, il suo primo perpetuo o anche definito “ibrido” per le caratteristiche che vedremo. Ha raccolto la cifra di 1 miliardo di euro, a fronte di ordini per oltre 4,5 miliardi. L’abbondante domanda ha consentito alla società di aumentare l’importo e di contenere i costi di emissione.

Obbligazione perpetua, caratteristiche

Prima di addentrarci nell’analisi del bond Snam, dobbiamo fare presente che la società è attiva nelle infrastrutture energetiche. E’ grazie ad essa che l’Italia può trasportare il gas naturale. Una realtà strategica controllata dallo stato tramite Cdp Reti al 31,4% e Banca d’Italia all’1,4%. Per questo le agenzie di rating le assegnano valutazioni sostanzialmente in linea con quelle dei titoli di stato, seppure migliori: BBB+ per S&P e Fitch, Baa2 per Moody’s.

La data di regolamento per il bond Snam è stata fissata per domani 10 settembre. La cedola fissa annuale lorda è del 4,50%, che scende al 3,33% al netto dell’imposta del 26%. Ma non per sempre. Dicevamo, infatti, che l’obbligazione è perpetua. Significa che non ha alcuna scadenza ufficiale. In teoria, potrebbe non essere rimborsata mai. Per l’investitore si tratta di un rischio e di un’opportunità nello stesso tempo. Può non rivedere mai il capitale, a meno di non rivendere sul mercato secondario ed esponendosi al rischio di quotazione. Tuttavia, beneficia di una cedola generalmente generosa rispetto alle altre emissioni della medesima società.

Date di reset, cosa succede

L’investimento può considerarsi a metà strada tra debito e capitale sociale (azioni), per questo si definisce anche ibrido. Comunque, il bond Snam presenta tre date di reset, in coincidenza delle quali l’emittente si riserva la facoltà (non l’obbligo) di procedere al rimborso del capitale.

Se non lo facesse, dovrebbe continuare a pagare le cedole agli obbligazionisti. Tuttavia, queste passerebbero da fisse a variabili. Stando alle comunicazioni ufficiali, la prima data di reset sarà il 10 dicembre del 2029. In caso di mancato esercizio della call, la cedola sarà per i successivi cinque anni pari al tasso midswap a 5 anni più un margine di 216,2 punti base (2,162%).

Tale margine sarà aumentato di 25 punti base o 0,25% con la seconda data di reset fissata per il 10 dicembre 2034. Anche in quel caso, l’emittente deciderà in base alle condizioni di mercato di rimborsare o meno il capitale. Infine, un ulteriore incremento di 75 punti base o 0,75% con la terza data di reset del 10 dicembre 2049.

Il bond Snam sarà probabilmente rimborsato ad una delle suddette date di reset, qualora la società riuscisse a rifinanziarsi a tassi più bassi di quelli che corrisponderebbe agli obbligazionisti con il mancato rimborso. Dunque, in un contesto di calo dei rendimenti dovremmo attenderci l’esercizio della call. Ragioni di opportunità spingono di solito gli emittenti a non indisporre il mercato, optando in ogni caso per il rimborso.

Bond Snam a premio sul BTp

Il bond Snam è stato prezzato a 99,448 centesimi per un rendimento lordo effettivo del 4,625% alla prima data di reset. Considerate che il BTp a 5 anni offriva nelle stesse ore in cui avveniva l’emissione intorno al 2,95% lordo. Siamo in presenza di un corposo premio, anche al netto dell’imposizione fiscale. E ciò si deve anche alla natura specifica dell’investimento, che comporta per l’investitore l’assunzione di qualche rischio in più. Ad esempio, il mercato secondario per le obbligazioni perpetue è meno liquido e rivendere diventa più complicato.

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