Il rating resta “non investment grade”: BB con prospettive positive per Fitch. Sta di fatto che l’unico bond di San Marino emesso sui mercati internazionali in circolazione ha registrato una performance estremamente positiva rispetto ai minimi toccati nell’ottobre dello scorso anno. La storia risale alla primavera del 2023, quando la piccola repubblica sita nel cuore dell’Italia emise un secondo titolo per trovare la liquidità necessaria con cui rimborsare quello in scadenza nel febbraio scorso, il primo in assoluto della sua storia.

Spread iniziale con BTp a 300 punti

L’operazione ebbe successo, ma a caro prezzo. Il bond di San Marino con scadenza 19 febbraio 2027 (ISIN: XS2619991883) dovette raddoppiare la cedola al 6,50% rispetto alla prima emissione. Il governo poté incassare preziosi 350 milioni di euro, che per le dimensioni economiche della repubblica non sono proprio noccioline. Lo spread con il BTp si aggirò inizialmente in area 300 punti base. Trattasi di un livello molto elevato, anche perché il confronto avviene con titoli di stato già di per sé generosi in termini di rendimento.

Boom della quotazione

Nell’ottobre dello scorso anno, quando il mercato obbligazionario globale toccava i minimi, i rendimenti del bond di San Marino esplodevano sopra il 10%. Lo spread con l’Italia si allargava niente di meno che sopra i 600 punti base. Considerate che quello tra BTp e Bund superò i 100 punti su questo tratto della curva. In altre parole, il rendimento sammarinese risultava più alto di quello tedesco di oltre il 7% per la medesima scadenza. Oggi, il differenziale con l’Italia si è ristretto a 230 punti. Infatti, il titolo offre meno del 5,30% contro quasi il 3% dell’omologo italiano.

Da ottobre ad oggi, il bond di San Marino ha registrato un boom spettacolare di circa il 14%. Quotava a 90 centesimi e al momento si acquista a circa 102,60 centesimi. Considerate che nel frattempo, coloro che lo avevano acquistato ai minimi, hanno maturato una maxi-cedola effettiva superiore intorno al 5,50%.

Al netto dell’imposizione fiscale, il rendimento netto in questo periodo sfiorerebbe il 17%. Questo è quanto hanno potuto maturare quanti hanno avuto la sapienza e la fortuna di investire nel titolo ai prezzi minimi.

Bond di San Marino, rischio di liquidità

Il bond di San Marino espone, tuttavia, non soltanto a un rischio di credito di per sé teoricamente elevato. C’è anche il rischio di liquidità a tenere alla larga molti investitori interessati. L’emissione è scarna e la repubblica non vanta alcuna curva delle scadenze da offrire al mercato. Di conseguenza, c’è la seria possibilità di ritrovarsi impossibilitati nel breve a rivendere il titolo ai prezzi dati. Non è il tipico investimento per quanti potrebbero ritrovarsi nella necessità di rivendere per ragioni di liquidità.

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