Agli inizi del settembre scorso, Intesa Sanpaolo emise un bond perpetuo per l’importo di 1,25 miliardi di euro e con maxi-cedola del 9,125% (ISIN: XS2678939427). L’operazione fu un successo, con ordini arrivati a 4,7 miliardi. Essa fu finalizzata al riacquisto di un’altra obbligazione AT1 da 750 milioni, rimborsabile a partire dal 16 maggio 2024. Si definisce perpetuo un bond formalmente senza scadenza, che può non essere mai rimborsato all’obbligazionista. Questi percepirebbe per sempre solamente le cedole, le quali per tale ragione tendono ad essere fissate a livelli maggiori di quanto altrimenti avverrebbe con strumenti ordinari.

Bond Intesa Sanpaolo in forte rialzo dall’emissione

Oggi, il bond perpetuo di Intesa Sanpaolo viaggia intorno a 109,67 centesimi, in rialzo esattamente del 10% da quando risulta negoziato alla Borsa di Francoforte, cioè da due mesi esatti. Un boom di prezzo che avrà certamente fatto felici i sottoscrittori. In così breve tempo, avrebbero teoricamente modo di disinvestire con un elevato profitto.

In questo genere di obbligazioni è prevista sempre una data di reset, alla quale l’emittente può decidere se provvedere al rimborso o procedere con il pagamento delle cedole. Nello specifico, il bond Intesa Sanpaolo potrà essere rimborsato tra il 7 settembre del 2029 e il 7 marzo del 2030. Se ciò non avverrà, la cedola da fissa diventerà variabile. Cerchiamo di capire quale sarebbe il nostro rendimento, alle attuali condizioni di mercato, dando per scontato che il rimborso avverrà alla prima data utile.

In questo momento, il bond perpetuo ci garantisce un rendimento lordo di quasi il 6,85% alla “scadenza” del 7 settembre 2029. A titolo di confronto, un BTp di simile durata ci offrirebbe meno del 3,60%. Siamo, quindi, dinnanzi a un premio in area 3,65%. Al netto dell’imposizione fiscale, tuttavia, esso risulterebbe più contenuto, dato che le obbligazioni societarie scontano un’aliquota del 26% al posto del 12,50% applicato sui titoli di stato.

Bond perpetuo, ecco i rischi

Da cosa dipende il rimborso o meno alla data di reset prefissata? Principalmente, dalla capacità dell’emittente di rifinanziarsi sul mercato a costi inferiori di quelli che sosterrebbe continuando a pagare le cedole.

C’è da tenere in considerazione anche il fattore reputazionale. In genere, le banche non vogliono indisporre il mercato andando contro le sue aspettative sul rimborso. Dunque, in un ambiente di tassi in calo rispetto al momento dell’emissione dovremmo aspettarci la restituzione del capitale. Sappiamo che quasi certamente i tassi di interesse scenderanno nel 2024 e probabilmente anche nel 2025. Ma il 2029-2030 sono date troppo lontane per capire quale politica monetaria vi sarà per allora.

Ricordiamo che il bond perpetuo di Intesa Sanpaolo comporta anche il rischio di conversione in azioni nel caso in cui la banca si trovasse in difficoltà finanziarie. Il rischio di perdere le cedole e finanche il capitale fa sì che queste obbligazioni subordinate da anni in Italia sono precluse ai piccoli investitori. Infatti, il taglio minimo fissato nel caso specifico è di 200.000 euro.

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