Il franco svizzero resta il bene rifugio per eccellenza dopo l’oro. I rendimenti delle obbligazioni federali svizzere sono ormai scivolati sotto zero fino a 30 anni di durata e ciò rende quasi impossibile trovare forme d’investimento alternative ai titoli di statao. Anche i bond bancari e corporate classificati come “investment grade” non sono più attraenti. Tuttavia esistono ancora piccole nicchie sulle quali poter investire ricavandone un discreto interesse. Le obbligazioni emesse dalla compagnia energetica Gazprom (rating BBB- per Fitch) denominate in franchi svizzeri (Chf) offrono, infatti, ancora piccoli margini di guadagno e sono alla portata anche dei piccoli investitori essendo negoziabili per importi minimi di 5.000 Chf.
Obbligazioni Gazprom in franchi svizzeri
Più nel dettaglio, il bond Gaz Capital S.A. (codice ISIN CH0226274261) con cedola a tasso fisso del 2,85% e scadenza 2019 offre un rendimento del 1,68% per 37 mesi di durata. L’obbligazione è negoziabile Otc per tagli minimi di 5.000 Chf, circa 4.650 euro e viene scambiata intorno a quota 103,50. Più interessante, invece, appare il bond emesso da Gazprombank (Suisse), banca svizzera controllata da Gazprom e che corrisponde una cedola annuale del 2,375% con rimborso previsto per il 9 dicembre 2016. L’obbligazione bancaria in franchi svizzeri (codice ISIN CH0222948710) prezza 100,28 e rende il 2,2% a scadenza, cioè meno di 4 mesi. Il rapporto di cambio fra euro e franco svizzero è abbastanza stabile e negli ultimi 12 mesi è oscillato fra i valori massimi di 1,11 e minimi di 1,08.
Gazprom: ricavi in aumento, ma utili in calo del 5%
Gazprom ha registrato nel primo trimestre 2016 un calo del 5% dell’utile netto a 362 miliardi di rubli (5,6 miliardi usd), nonostante un aumento dei ricavi, per effetto della crescita delle spese. In particolare, i ricavi sono saliti del 5% a 1.740 miliardi di rubli. Nello stesso periodo i volumi di vendita di gas in Europa sono rimbalzati del 49% a 58,1 miliardi di metri cubi, mentre i ricavi generati dalla vendita di gas a livello domestico sono aumentati di appena il 22% a 292 miliardi di rubli, nonostante i volumi di vendita siano scesi del 6%.