L’Unione Europea si accinge a diventare il più grande emittente al mondo di green bond, grazie a collocamenti sul mercato attesi per quasi 250 miliardi di euro entro pochi anni. Ma la realtà si è portata ancora più avanti: adesso, in circolazione crescono i bond blu. Anzi, da qualche tempo s’inizia a parlare di “blue economy” per porre l’attenzione a uno specifico segmento dell’ambiente: il mare.
Così come i green bond sono obbligazioni, i cui capitali raccolti servono a ridurre l’inquinamento e a difendere l’ambiente, i bond blu hanno come finalità la difesa delle acque del mare e degli oceani.
Bond blu sovrani e corporate
In questi giorni, si torna a parlare di bond blu dopo che il Belize sta cercando di ristrutturare il suo debito da 552,9 milioni di dollari, emettendo un altro con un “haircut” del 45%. L’indebitamento si ridurrebbe così del 9% del PIL. Si tratta della quarta ristrutturazione sovrana dal 2000. Il paese crede che sia una buona strategia per ingolosire il mercato e risparmiare sugli interessi. Otterrà lo stesso successo delle Seychelles?
In questi mesi, anche Seaspan Corp, società marittima che gestisce una flotta di 132 navi e una cinquantina in costruzione, si è affacciata sul mercato dei bond blu con emissioni per complessivi 1 miliardo di dollari. A luglio, ne ha emesso uno da 750 milioni con scadenza 1 agosto 2029 e cedola 5,5% (ISIN: USY75638AF67). Ieri, il titolo sul secondario quotava a 102,90, offrendo un rendimento sotto il 5%.
I bond blu saranno verosimilmente molto ricercati sul mercato man mano che aumenteranno le loro emissioni e la liquidità degli scambi. Il successo riguarda oramai tutto il segmento ESG. Ma bisogna prestare attenzione a non cadere nel tranello di chi punta semplicemente a sfruttare la credulità degli investitori per indebitarsi a costi contenuti e senza neppure contribuire fattivamente a tagliare l’inquinamento. A tale riguardo, si vedano i risultati di una ricerca realizzata da Nicola Borzi per Il Fatto Quotidiano circa la reale situazione delle società quotate alla Borsa Italiana e che si sono fatte spacciare per ESG, cioè sensibili alle tematiche ambientali e sociali. Similmente ai green bond, anche i blu bond presentano un rischio non indifferente di “bluewashing”.