Torniamo su un bond sovranazionale, emesso dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) nel novembre scorso e denominato in lire turche. L’ente raccolse per l’occasione circa 116 milioni di euro, collocando sul mercato uno zero coupon al prezzo di appena 6,43 centesimi per un importo nominale di 55 miliardi. Scadenza 10 novembre 2030 (ISIN: XS2712548655), presenta al momento una durata residua di sei anni e cinque mesi. Sul mercato secondario tratta a 8,52 centesimi, in rialzo del 32,5% in appena sette mesi.
Calcolo rendimento in base al cambio
Ma sarà un buon investimento, dato il collasso della valuta emergente negli ultimi anni? La risposta ce la offre un semplice calcolo aritmetico. All’emissione di novembre, l’investitore ha speso 24,48 euro per l’acquisto di un lotto minimo di 10.000 lire a 6,43 centesimi e al cambio di 30,50. Male che vada, si aspetterebbe di incassare almeno tale cifra alla scadenza. Il bond Bers gli sarà rimborsato alla pari, cioè a 10.000 lire. Affinché rientri nell’investimento, il cambio non dovrà superare quota 408,50 (10.000 : 24,48). Sopra di essa, il rendimento nominale effettivo risulterebbe negativo.
Rispetto ad oggi, l’investitore si potrebbe permettere un deprezzamento della lira contro l’euro di oltre il 90%. Le previsioni degli analisti puntano da qui a cinque anni ad un cambio di 80. A questi ritmi, alla scadenza del bond Bers salirebbe intorno a 100. Se così, un lotto minimo risulterebbe pari a 100 euro, offrendo un rendimento superiore al 300%. Su base annuale sarebbe inferiore al 25%, ben meno del 47% nominale prospettato dai prezzi odierni. Ma va da sé che ci andrebbe di lusso, anche perché staremmo investendo in un asset con rating tripla A.
Bond Bers scommessa su cambio e quotazione
Può ben accadere che il bond Bers infligga perdite, qualora la lira turca nei prossimi anni collassasse sul mercato valutario a ritmi più veloci delle attese. Il ritorno ad una politica economica ortodossa nell’ultimo anno tende ad allontanare un simile scenario, ma Ankara ci ha abituati a colpi di scena ed erraticità nei comportamenti politici. Resta una buona scommessa per chi volesse speculare sul fattore cambio, oltre che sull’elevata sensibilità della quotazione rispetto al rendimento sottostante.