Vi ricordate l’era dei rendimenti negativi? E’ durata per svariati anni fino al 2022, quando i tassi di interesse hanno iniziato a risalire fino a portarsi decisamente in territorio positivo e persino restrittivo. Durante la fase acuta della pandemia l’allentamento monetario raggiunse il suo apice. Il 14 gennaio del 2021 Banca europea per gli investimenti (Bei) emise un bond senza cedola della durata di 10 anni e ad un prezzo sopra la pari di 103,53 (ISIN: XS2283340060). In pratica, chi lo acquistò al tempo, si mise in tasca un titolo che offriva il -0,34% all’anno.

Le perdite erano certe, anche scontando tassi d’inflazione attesi molto bassi.

Oltre un terzo del capitale in fumo

Senonché l’inflazione rispuntò pochi mesi dopo e in modo prepotente, come non si vedeva da circa quaranta anni a questa parte. I rendimenti nominali iniziarono a salire e i prezzi a scendere. Il bond Bei precipitò fino a una quotazione di 78 centesimi nell’ottobre dello scorso anno. Più degli altri pagava l’assenza di cedola, che fa sì che l’investitore non percepisca nulla fino alla data di scadenza o di disinvestimento anticipato.

Oggi, il bond Bei è risalito dai minimi, ma pur sempre restando su valori molto inferiori alla pari. Venerdì, quotava a meno di 84 centesimi e offriva un rendimento lordo annuale in area 2,75%. Dall’emissione, quindi, ha inflitto all’obbligazionista perdite in conto capitale del 19%. E non è tutto. Dobbiamo anche calcolare l’inflazione italiana patita dalla data dell’investimento ad oggi, superiore al 16% secondo l’Istat. Ne consegue che le perdite reali siano di oltre il 35%. Avremmo “bruciato” oltre un terzo del capitale.

Bond Bei, perdite certe alla scadenza

E dire che non fu neppure un’emissione così avida di rendimento se la confrontiamo con i valori offerti al tempo dai titoli di stato tedeschi. Sul tratto decennale, essi rendevano -0,50%.

La conferma che quando i tassi sono bassi, mai esporsi su scadenze lunghe. Per gli investitori della prima ora, il bond Bei infliggerà certamente perdite alla scadenza. L’unica speranza per smaltire quelle già patite consisterebbe nell’assistere a una netta risalita delle quotazioni, accompagnata eventualmente da una fase di deflazione. Uno scenario ad oggi improbabile, per quanto non impossibile.

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