All’inizio di quest’anno, il Tesoro emise il suo primo BTp green o verde, arrivando dopo paesi come Polonia, Francia, Olanda e Germania. Si tratta di un titolo di stato perfettamente simile a tutti gli altri, ma che se ne distingue per la finalità dei proventi raccolti. Essi devono essere impiegati a favore della sostenibilità ambientale. Il mercato dei green bond, in netta espansione negli ultimissimi anni, da un lato sta favorendo la transizione ecologica, offrendo agli stati e alle imprese strumenti d’indebitamento solitamente meno onerosi.
Il primo BTp green ha scadenza 1 aprile 2045 e cedola 1,5% (ISIN: IT0005438004). Nel giorno della quotazione sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana, offriva un rendimento inferiore all’1,40%. Oggi, è salito all’1,84%. Infatti, in questi nove mesi e mezzo il prezzo è sceso del 7,3% a poco meno di 94,50 centesimi. Era a 101,9 al suo debutto sul secondario.
BTp green, rendimento basso
Chi avesse acquistato il BTp green a marzo, ad oggi avrebbe incassato una cedola netta effettiva dell’1,70%. Questo è dovuto al fatto che la data di godimento del bond è stata fissata al 30 ottobre 2020, cioè il titolo frutta interessi come se l’obbligazionista lo possedesse dalla fine dell’ottobre dello scorso anno. A causa del tracollo della quotazione, però, il rendimento netto sarebbe oggi del -4,7% all’atto dell’ipotetico disinvestimento.
A ottobre, il Tesoro raccoglieva altri 5 miliardi attraverso una seconda tranche del BTp green, ma stavolta a prezzi sotto la pari, pur superiori a quelli odierni. Possiamo affermare, ad ogni modo, che né a marzo e né oggi il titolo offre rendimenti soddisfacenti. Tenuto conto della tassazione sugli interessi e dell’imposta di bollo sul conto titoli, il rendimento netto effettivo scenderebbe in area 1,40%. Troppo basso anche solo per poter confidare di proteggere il potere d’acquisto nel medio e lungo periodo.