L’estenuante crisi economica dell’Eurozona fa venir voglia, non solo di abbandonare il trantran quotidiano per andarsene in vacanza in paesi esotici, ma anche di investirci dei soldi. Per dimenticare, almeno per un po’, questa maledetta moneta unica che, complice la speculazione internazionale, sta causando forte stress e malessere generale fra gli investitori. Così, segnaliamo oggi una interessante obbligazione in rupie indonesiane della Banca Europea degli Investimenti (BEI), trattata sotto la pari (97,50) con interessi annuali del 6% che scade fra 22 mesi e rappresenta una buona occasione per diversificare il proprio portafoglio.
La sorprendente ascesa della rupia indonesiana
La rupia indonesiana non è certo una valuta forte al pari del dollaro americano o della sterlina britannica, ma non è nemmeno da sottostimare in quanto a stabilità in questi ultimi anni. Il suo rafforzamento sul forex è sotto gli occhi di tutti gli investitori, al pari di altre valute dell’area asiatica già da tempo. Ma la sorprendente e veloce ascesa della rupia indonesiana non se l’aspettava nessuno, nemmeno lo stesso governo della nazione asiatica.
Economia Indonesia: ritratto di un paese in espansione
Dal 2004, anno in cui il popolo indonesiano ha scelto democraticamente il proprio presidente, la crescita economica, sociale e politica dell’Indonesia è avvenuta a ritmi sostenuti e costanti da far invidia a tutti gli altri paesi dell’area. Molte banche d’affari, tra le quali Morgan Stanley, hanno ritenuto di aggiungere un ulteriore lettera, la I, al famoso acronimo, BRICS, riguardante i Paesi in via di sviluppo. Con un Pil di 847 miliardi di dollari nel 2011, una crescita del 6,2% e una continua diminuzione del debito estero sul Pil, l’Indonesia è diventata la prima economia del Sud-Est Asiatico e la terza dell’Asia, giocando un ruolo sempre maggiore a livello internazionale nel G-20. L’Indonesia è infatti la prima esportatrice mondiale di gas naturale liquido, seconda produttrice mondiale di stagno, terza di rame, ed è stata l’unica nazione del sud-est asiatico a far parte dell’OPEC da cui è uscita nel 2008 perché divenuta importatore netto, oltre che possedere importati riserve mondiali di carbone oro e argento.