Non solo Glencore, anche ArcelorMittal soffre per il crollo del prezzo delle materie prime. Il settore minerario è infatti sotto pressione da questa estate, cioè da quando il rallentamento dell’economia cinese ha innescato serie preoccupazioni sulla tenuta della domanda di materie prime a livello globale. Come noto, la Cina è oggi il maggiore importatore al mondo di commodities e un rallentamento prolungato della crescita economica potrebbe condizionare seriamente le società minerarie attive nell’estrazione di materie prime. Come il gigante dell’acciaio ArcelorMittal che ha già accumulato più di 7,3 miliardi di dollari di perdite fra il 2012 e 2014 e che siede su un debito da oltre 16,5 miliardi.
E difatti il titolo azionario è sui minimi degli ultimi 5 anni, a quota 5 euro per azione, con una preoccupazione crescente che si sta estendendo anche ai bond quotati, che solo a febbraio 2015 avevano subito un altro downgrade da parte dell’agenzia di rating
Standard & Poor’s (BB da BB+).
Obbligazioni ArcelorMittal rendono più del 9% Più nel dettaglio, fra le obbligazioni, il titolo decennale da 500 milioni di dollari 6,125% 2025 (
US03938LAZ76), emesso alla pari solo tre mesi fa, ha perso il 18% per un rendimento del 9,30%. Sotto la pari anche i titoli a breve scadenza come ArcelorMittal 5,25% 2017 (
US03938LAW46 ) che a circa 14 mesi dal rimborso rende circa il 6%. Così come le obbligazioni in euro 3% scadenza 2021 (
XS1214673722 ) emesse solo lo scorso mese di aprile e che dal prezzo di lancio (99,55) hanno perso più di 12 punti. Fra gli investitori prevale la preoccupazione per i conti del terzo trimestre che saranno pubblicati a breve e che potrebbero mostrare un ulteriore calo dei ricavi su base annua, come anticipato dalla revisione della guidance, in scia alla diminuzione dei prezzi di minerale di ferro. Anche se nel secondo trimestre ArcelorMittal ha registrato un utile netto di 179 milioni rispetto ai 52 del 2014 precisando alla comunità finanziaria che il gruppo ha intenzione di ottenere quest’anno un Ebitda compreso tra i 6 e i 7 miliardi di dollari.
ArcelorMittal e’, inoltre, in trattative con i sindacati dei lavoratori per ristrutturare le attivita’ negli Stati Uniti e in Sud Africa, che hanno subito ripercussioni dalla riduzione della domanda dell’acciaio e da una maggiore pressione relativa alle importazioni del materiale. Le trattative si concentreranno su una possibile chiusura dello stabilimento Vereeniging in Sud Africa. La societa’ punta inoltre ad aumentare la produttivita’ delle attivita’ di acciaio negli Stati Uniti.