A 100 anni di distanza dall’affondamento del Titanic, colano a picco anche la Deiulemar e le sue obbligazioni. Non si tratta questa volta di una nave da crociera con migliaia di passeggeri (per fortuna), ma di un’intera compagnia di navigazione, letteralmente travolta dai debiti e finita due gironi fa in bancarotta. Il Tribunale di Torre del Greco ha infatti decretato il fallimento della società Deiulemar shipping e migliaia di famiglie che avevano prestato soldi alla compagnia in cambio di obbligazioni ad alto rendimento si sono improvvisamente ritrovate senza il becco di un quattrino e sono scese in piazza per protestare.
Obbligazioni Deiulemar: 680 milioni di euro, a volte sulla parola
Oltre 13mila famiglie rischiano adesso di perdere tutti i soldi investiti negli anni. Si tratta, in soldoni, di oltre 700 milioni di euro inghiottiti nel buco nero della compagnia di navigazione, messa in ginocchio dalla crisi dei noli, ma anche dalla cattiva gestione delle finanze. La società, pur essendo stata autorizzata in passato a raccogliere capitali per massimo 42 milioni di euro emettendo obbligazioni con tassi d’interesse fino a 5 punti superiori a quelli bancari, raccolse negli anni altri 680 milioni senza seguire i crismi della regolarità e al di fuori dei canali degli intermediari autorizzati (spesso veniva rilasciata una semplice ricevuta dalla società), quindi in assenza delle dovute garanzie richieste dalle autorità di vigilanza.
Prestare soldi senza le dovute garanzie: una pratica diffusa
Ma come si è arrivati a ciò? La Deiulmar è in piedi dal 1969 e i suoi fondatori (Iuliano, Della Gatta e Lembo) erano persone stimate fino a quando le cose andavano bene. Un obbligazionista che preferisce mantenere l’anonimato ci racconta di aver “prestato” 20.000 euro alla Deiulemar perché questa era una pratica abbastanza diffusa da tempo (non solo nei confronti della società armatoriale ) e non ci sono mai stati problemi a chiedere indietro i soldi in passato. Si arriva a ciò perchè ci si basa spesso sulla fiducia delle persone e degli imprenditori che poi spesso danno anche lavoro ad amici e parenti di chi presta denaro. Del resto, c’è riluttanza verso il mondo bancario, sia da parte di chi chiede soldi a prestito, sia da parte di chi li presta e quindi si era sviluppato un sistema di scambio di denaro parallelo che ha sempre funzionato bene fino a qualche anno fa. D’altra parte, però, se negli ultimi anni la Deiulemar era costretta a ricorrere voracemente a canali alternativi a quelli bancari, qualcosa che non quadrava c’era e questo i risparmiatori avrebbero dovuto intuirlo.
Fallimento Deiulmar: le cifre in gioco
A parte le tempistiche della procedura fallimentare che potrebbero essere molto lunghe (insinuazione al passivo entro Ottobre), si apre adesso il balletto delle stime su quanto gli obbligazionisti potrebbero recuperare dall’investimento iniziale.